il costume non è d'obbligo
il costume non è d'obbligo
A Berlino si va in bicicletta. Quasi tutti lo fanno. Ma Stella va a piedi.
Per lei è una missione e su questo, un po’ anche per l’età che avanza, concorda Heinrich.
Stella ha sempre amato girovagare armata solo delle sue gambe per poter essere in grado di osservare con tranquillità. Fermarsi, pensare, magari fare uno scatto, non di corsa, ma fotografico, e poi decidere se proseguire sulla stessa strada o virare a destra o sinistra.
Tornare indietro mai, andare avanti, sempre.
E anche scegliere di tagliare pezzi di città con la metro o proseguire in tram o bus.
D’estate a Berlino è bellissimo vedere come la gente riempia i numerosi parchi in città di teli, asciugamani, ripari per il sole, come se si fosse sulla spiaggia.
Quando Stella, ventenne, mise piede per la prima volta al Tiergarten le venne tanto da ridere. Lei, animaletto mediterraneo, non poteva credere ai propri occhi: decine e decine di ragazzi e meno ragazzi, in costume, stesi sui prati, a spalmarsi la crema, come se improvvisamente potesse echeggiare nell’aria un “pizze, bombe e cornetti” di laziale memoria.
Quanto era profondamente italiana…fino al midollo direi.
Non capiva quanto al nord delle Alpi il sole fosse il regalo che, tra una pioggia e l’altra, aspettano tutti con trepidazione.
Non capiva neanche quanto i suoi interminabili mesi estivi, trascorsi lungo le coste mediterranee, a bearsi di paradisiache acque cristalline, fossero un preziosissimo privilegio. Per lei era del tutto naturale e, a volte, si era detta anche annoiata di tanti giorni trascorsi al mare. E sempre mare meraviglioso.
Anche a Firenze, negli anni dell’università, aveva sorriso più volte nel vedere orde di turisti che, ai primi sprazzi di primavera, si fermavano in Piazza Signoria come lucertole al sole.
In questo decennio di anda e rianda Italia-Germania Stella è diventata molto più comprensiva, tanto che le sue granitiche posizioni hanno cominciato ad accusare discreti cedimenti: riesce persino a capire perché a Berlino, lungo la Sprea o la Dahme, ci sono cantieri per la costruzione di barche e, ormai da anni, le sembra del tutto normale incontrare auto che trasportano gommoni, piccole barche a vela o yacht, pronti a calarsi in uno degli innumerevoli laghi della regione.
Quello che Stella non riesce minimamente a considerare è fare un bagno in quelle acque.
Passeggiare in completo relax lungo le rive si, ma mettersi in costume e sprofondare i piedi nella melma proprio no. Impensabile.
Un pò di comprensione anche per lei ci può stare…su.
Oltre ai bagni in acque abbastanza torbide c'è anche altro che Stella ha fatto fatica a capire del berlinese tipo: l'amore spassionato per il Tempelhofer feld.
Il posto è una radura molto grande, una volta spazio delle piste di Tempelhof, aeroporto di Berlino, facente parte dell'ambizioso progetto urbanistico di Albert Speer che fu utilizzato per la prima volta dagli alleati nel 1945 ma che, con l'incremento del traffico aereo e delle dimensioni degli aerovelivoli, ben presto si rivelarono troppe corte. Per questo nel 1994 ne venne decisa la chiusura, attuata poi solo nel 2008. Nel frattempo, durante gli anni ‘90, si era aperto un vivace dibattito su come trasformare l’area, che poi, nel 2010, si decise di aprire al pubblico: da allora è stata eletta “area ricreativa” più amata di Berlino, tanto che il referendum nel 2014 ha respinto qualsivoglia piano di sviluppo dell'aeroporto.
Due anni fa Stella è andata a visitare la mostra allestita nella torre di controllo dell'aeroporto di Tempelhof in cui sono stai presentati tantissimi progetti di altrettanti studi di architetti: dalla terrazza ha anche godere della vista dell’intera area e avere conferma che un’esigua alberatura è presente soltanto in pochissimi punti delle zone perimetrali.
Il leitmotiv dei progetti affissi alle pareti della mostra richiamava una più o meno velata speculazione edilizia: da chi proponeva un perimetro di abitazioni a torre a diverse altezze a chiusura di un parco con lago centrale, a chi invece lottizzava massicciamente l'intera area, passando per varie soluzioni di parco cittadino con aree di giochi per i più piccoli e proposte ricreative per persone di ogni età. Dal versante universitario spiccavano invece piani con prospettive molto, ma molto, più green. A Stella tornano in mente le proposte del suo esame di composizione architettonica del secondo anno di università. Reduce dal suo primo interrail estivo, aveva ancora negli occhi il Parco de La Villette a Parigi, tanto da essere il suo principale riferimento progettuale per la rivalutazione dell’ area di archeologia industriale scelta come oggetto di studio. Viva i sogni da ragazza!
E viva che i giovani, berlinesi, expat, turisti, anche e soprattutto ciclisti, si siano impossessati del grande prato dell'aeroporto, ovvero del Tempelhofer feld.
Per questo Stella, nonostante non riesca a digerire l'assenza di alberi, la mancanza della meravigliosa frescura fatta di vegetazione e acqua, tanta acqua, che sprigionano gli innumerevoli parchi di Berlino, con il passare degli anni mostra più comprensione per l’affetto che molti hanno per questa “landa più che desolata”, e anche per chi si mette a prendere il sole in costume. I gusti sono gusti…
C’è anche una bellissima cosa da ricordare: dal 2015 al 2017 gli edifici dell’aeroporto sono stati adibiti ad alloggi per i rifugiati politici arrivati dal Medio Oriente.
Trentamila persone provenienti dalla Siria, Afghanistan, Yemen ed Iraq hanno vissuto negli hangar, organizzati in pochissimi giorni con strutture leggere atte a suddividere i grandi spazi a disposizione, per giorni, mesi o addirittura per l’intero periodo di due anni. Gli stessi spazi, svuotati dai divisori, sono ora adibiti ad eventi culturali.
L'annosa questione intorno al riuso dell'aeroporto di Tempelhof riflette perfettamente l'aria che si è respirata a Berlino dalla caduta del muro fino ad oggi. I progetti che si sono susseguiti sono il simbolo di quello che intanto accadeva tutt'intorno.
Alla caduta del muro una casa si affittava o, addirittura si poteva comprare, con poco. Poi i quartieri si sono trasformati, l’edilizia ha cominciato a galoppare.
Tanti si sono trasferiti qui e così il mercato, allargandosi, ha cambiato colore e target.
Stella è arrivata a Berlino quattro anni fa dalla ricca provincia del Baden-Württemberg e non ha avuto vita facile a trovare una casa.
Affitti alti e una vera lotteria per riuscire ad assicurarsi un alloggio.
Al contempo ha scoperto anche tante condizioni favorevoli che però, vede cambiare repentinamente intorno a lei.
Se si leggono romanzi, racconti, saggi usciti negli ultimi trenta/trentacinque anni in cui Berlino è protagonista o fa da sfondo alle vicende descritte, si capisce come la città da catalizzatore per giovani studenti squattrinati si sia trasformata nel vero polo tedesco della più spinta gentrificazione. Berlino non è il motore della Germania, attualmente non è un centro produttivo, ma è ancora l’icona, nata dalla sua spartizione in zone occupate, all’indomani della seconda guerra mondiale, e poi, ancor di più, con l’innalzamento del muro, Berlino ha accresciuto il suo valore simbolico, che pur trasformandosi un pò, decennio dopo decennio, rimane sempre fortemente attrattivo, soprattutto per i giovani.
Qui è sotto gli occhi di tutti la contraddizione di un'icona indissolubilmente granitica contrapposta alla velocità con cui tutto può cambiare, fino a negare una scelta precedente.
La velocità è regina anche qui, nel quasi nord.
Ma questa è un'altra storia…