Lilly e Ludwig: coppia con scadenza
Lilly e Ludwig: coppia con scadenza
Da adolescente Stella era stata già due volte a Barcellona, velocissime “toccata e fuga".
Del resto suo padre non amava fare il turista in città, per lui solo mare e natura, natura e mare.
I geologi spesso sono così. E lui dettava i tempi di soste, permanenze in un campeggio, scelta delle visite. Ma quando incontrava “il suo ideale di mare”, le cose cambiavano. Si rilassava ed il suo proverbiale “ attacco e parto” (https://www.degae.info/portami-con-te/raccolte-di-storie-di-anda-e-rianda/raccolta-delle-storie-di-stella/1-2-3-storie-di-stella)
che indicava il suo perentorio attaccare la roulotte alla mitica Fiat 124 per riprendere il viaggio, diventava un lontano ricordo.
Barcellona, come del resto ogni città con un minimo di turismo e di traffico, non rientrava tra le sue preferenze.
Stella, sin da piccola, aveva invece altre priorità, e la passione per l’arte, il bisogno di assaporare strade, vicoli e palazzi, non la condivideva certo con suo padre. Sua madre l’avrebbe accompagnata volentieri, ma più per stordirsi nel variopinto mondo di mercati di qualsiasi tipo, molto meno in mostre e musei di arte moderna e contemporanea.
Quindi, dopo essersi vendicata a puntino, con lo storico ricatto al padre che accettò di passare settimane lungo la Loira alla scoperta dei suoi innumerevoli castelli, pur di averla al suo fianco come navigatore, fu finalmente libera di decidere i suoi itinerari futuri. Persino di dormire sotto i ponti di Berlino, usando una tiritera di paterna memoria.
Barcellona e Berlino, due città che sono tornate spesso nella vita di Stella.
A Barcellona suo fratello si trasferì per lavoro a cavallo del nuovo secolo ( o millennio che dir si voglia), Berlino è invece la sua meta attuale del suo immancabile anda e rianda.
E proprio a Barcellona quest’anno ha potuto ammirare il precursore del suo amatissimo tempio dell’arte della capitale tedesca (https://sites.google.com/view/berlino-secondo-stella/occhio-alla-mappa/cosa-c%C3%A8-nella-ragnatela/i-due-templi),
ovvero il Padiglione tedesco dell’Esposizione Internazionale del 1929 progettato da Ludwig Mies Van der Rohe ( e non solo…ma la storia continua…) e demolito alla fine dell’evento.
Forse anche, o proprio, per la sua assenza di oltre cinquant'anni è rimasto, nella mente di ogni architetto, indelebile manifesto dell'architettura moderna
Nel 1983 è stata istituita la Fundació Mies van der Rohe con l’intento di ricostruire il Padiglione. Tale operazione promossa da Oriol Bohigas, in rappresentanza del Comune di Barcellona, è stata realizzata dagli architetti Fernando Ramos, Christian Cirici e Ignasi de Solà-Morales.
Con l’inaugurazione del 1986 nasce il “Padiglione Mies van der Rohe“ che non è solo l’emblema dell’architettura moderna, ma soprattutto una piattaforma culturale, uno spazio di sperimentazione aperto a tutti, che promuove il dibattito e la ricerca architettonica e urbanistica attraverso conferenze, progetti di ricerca ed eventi artistici.
Quando Stella era stata a Barcellona a trovare suo fratello, sempre troppo occupata a fare la zia attenta e devota, si era persa la visita ad una tale gemma ricostruita proprio nel suo sito originale, intorno alla quale erano state lasciate intatte altre costruzioni che nel tempo avevano assunto anche differenti funzioni: la Fontana Magica, il Palau Nacional ora Museu Nacional d’Art de Catalunya, i Palazzi di Victoria Eugenia e Alfonso XIII, il Poble Espanyol, il Padiglione della Città di Barcellona e le Torri Veneziane in Plaça d’Espanya.
le Torri Veneziane in Plaça d’Espanya
il Poble Espanyol
L’Esposizione Internazionale di Barcellona del 1929 era stata una forza trainante per la città di Barcellona e, in particolare per il Montjuïc, la bellissima collina sul mare, sito ideale per le espansioni urbanistiche del XX secolo.
Erano gli anni in cui l’Europa stava vivendo una grande crisi. La diffusione di regimi autoritari aveva generato la nascita di movimenti artistici di rottura, le avanguardie.
Il padiglione tedesco rappresentava la chiarezza, lo slancio della Repubblica di Weimar.
Ludwig Mies Van der Rohe e la sua brillante partner professionale, e non solo, Lilly Reich, pioniera del design e dell’allestimento fieristico di cui pochi ricordano il nome, almeno nella generazione di Stella, scelsero di collocarlo fuori dal percorso principale dell'Esposizione, che andava da Plaça d’Espanya al Palau Nacional, in uno spazio laterale riparato dalla spianata della Fontana Magica.
Stella non aveva mai letto il nome di Lilly Reich associato a Mies van der Rohe e nemmeno a quello del Bauhaus. Solo in questo frangente, entrando di persona nel Padiglione e immergendosi poi in nuove letture, è riuscita a capire quanta acqua sia passata sotto i ponti da quando si occupava di storia moderna e contemporanea durante gli anni universitari, e come sia cambiato l’approccio storiografico: il lavoro ed il ruolo delle donne è stato finalmente fatto emergere dall’oblio in cui era caduto per decenni e decenni. Le viene in mente come improvvisamente , in questi ultimi anni, circolino articoli su colei che per anni fu il braccio destro di Gio Ponti, ovvero Cini Boeri. Stella non ne ricorda traccia nei tanti manuali e opere monografiche che aveva studiato al tempo. Ora è magicamente risalita ai giusti onori. Ma a Stella un dubbio, almeno per un attimo, sorge spontaneo: che forse se ne parli ora perché madre di due personaggi pubblici piuttosto famosi? Maschi, ovviamente.
Stella non crede molto nel reale ravvedimento dell’uomo. Come non darle torto.
Comunque il lavoro di Ludwig Mies van der Rohe e di Lilly Reich era una vera e propria collaborazione professionale che produsse in territorio tedesco non poche opere di pregio. Poi però Mies van der Rohe lasciò la Germania per emigrare negli Stati Uniti e, quando nel 1962 fu incaricato dall’amministrazione di Berlino Ovest di progettare la Neue Nationalgalerie, Lilly Reich, che era rimasta sempre in patria, era già morta da 15 anni.
Stella, davanti al Museu Nacional d’Art de Catalunya, mentre ammirava dalla cima della lunga scala le Torri Veneziane di Plaça Catalunya, non conosceva ancora nulla di questa storia.
Per Stella, in quell’assolato pomeriggio primaverile, la sola cosa importante era calarsi in una delle opere faro dell’architettura moderna.
E pensare che la lunga attesa prima dell’apertura pomeridiana scandita da un caldo davvero infernale stavano per rovinarne l’incanto.
Invece, salendo i pochi gradini e voltando a destra nello spazio essenziale del padiglione, è stata subito magia: Stella ha dimenticato il caldo, la stanchezza della lunga passeggiata sul Montjuïc e si è sentita letteralmente catapultata nel “ less is more” da cui nasce ogni scelta di Mies van der Rohe e, ovviamente, Lilly Reich: le forme nitide e pulite delle pareti, i materiali classici e preziosi, marmo, onice e travertino, combinati con l’acciaio inossidabile degli otto pilastri cruciformi, il vetro e gli specchi d’acqua. E ancora le sedie Barcellona, con i relativi sgabelli, progettate appositamente per questo spazio, il tappeto di lana nera e la tenda di velluto rosso. Ovviamente il nudo in bronzo “Morgen”, classica e contemporanea, dello scultore tedesco Georg Kolbe, realizzata appositamente per il Padiglione, che si staglia sullo specchio d’acqua del giardino interno.
E in quegli attimi di pura fascinazione non sapeva ancora che tali scelte erano state condivise tra i due e, addirittura, tanti spunti della scenografia interna erano stati suggeriti proprio da Lilly Reich.
A Stella è subito tornato in mente la storia nebulosa di Einstein e la sua prima moglie, Milena Maric, che probabilmente contribuì in modo sostanziale agli studi del marito sulla teoria della relatività.
Ha anche ricordato che, proprio negli ultimi decenni, sia finalmente emerso quanto sia stata determinante la presenza di un discreto numero di donne per l’ascesa di uomini molto famosi.
Si riuscirà mai a capire quale sia stato il loro vero ruolo?
Stella sa bene quante siano le sfumature tra il non voler apparire, ma partecipare alla realizzazione di un‘opera, e fare una prestazione a scopo di pura beneficenza. Probabilmente lo sanno in molti e sono altrettanti coloro che si rendono colpevoli di giocare al ribasso.
E nei confronti delle donne è stata, e purtroppo lo è ancora, una deplorevole e consolidata consuetudine.
Planimetria con percorso all'interno del Padiglione
marmo
Onice
sedia Barcellona
sgabello Barcellona
tenda di velluto rosso
"Morgen", Gerorg Kolbe
pilastro cruciforme di acciaio