villeggiatura o viaggio, altro dilemma
villeggiatura o viaggio, altro dilemma
Da qualche anno Stella ed Heinrich non amano dedicare i loro giorni di ferie ad un lungo viaggio di due, tre settimane alla scoperta di qualcosa a loro sconosciuto: e quanto ci sarebbe, un intero universo terracqueo!
Lo hanno fatto negli anni passati, ma ora la vedono come una pratica poco salutare.
Non è mancanza di voglia, tantomeno paura dell’ignoto. Ne avrebbero di posti in cui approdare, luoghi da annusare e da cui imparare tutto ciò che è lontano dalla loro indole e dalle loro abitudini. L'impulso è sempre vivo ma il loro stile di vita, da qualche anno a questa parte, ha fatto venire a galla una imbarazzante stanchezza da cui non riescono a liberarsi. Per entrambi il viaggio non è villeggiatura, ma impegno, organizzazione, scelta consapevole. E quindi ne sentono il peso ancor prima di poter pensare ad un nuovo progetto, un itinerario possibile.
In passato, quando i loro figli erano piccoli e poi freschi adolescenti, hanno più volte dedicato buona parte dei loro giorni di ferie ad una tranquilla vacanza al mare in un posto molto familiare a Stella, diciamo una sua “cuccia“ di infanzia.
Tanto rilassante poi non si rivelava, proprio perché i bambini non erano ancora ragazzi e bisognava provvedere a mille cose, non ultimi i continui pasti per cuccioli affamati in crescita. Vacanza quindi per loro, ma non per Stella ed Heinrich. Non sono più tanti coloro che concepiscono una vacanza estiva, addirittura di un intero mese, dedicata alla vita da bagnante o da tranquillo passeggiatore di montagna.
I tempi in cui si affittava una casa, al mare o in montagna, per trascorrervi la villeggiatura estiva sono ormai ricordi legati ai favolosi anni del dopoguerra.
In Italia c‘era chi aveva la fortuna di avere dei nonni disponibili con cui poter trascorrere tre mesi (persino quattro, quando l’anno scolastico riprendeva il 1 ottobre) nella loro casa al mare o in montagna. E spesso le case erano di proprietà, per la persistente mania del tutto italiana di investire nel mattone.
Stella era stata una delle fortunate, suo figlio in parte.
Anche se lontani dai preparativi per la villeggiatura descritti da Goldoni nella sua omonima trilogia, tuttavia riuscivano a riempire l’auto quasi a far toccare la marmitta perchè c‘erano sempre tante cose da trasportare da una casa all’altra e negli anni sessanta e settanta, in Italia, le station wagon erano un lontano miraggio, viste solo nei film d'oltreoceano.
Per le prossime generazioni questi lunghi periodi trascorsi lontano dal luogo di residenza invernale rimarranno solo nel ricordo dei racconti ascoltati dai propri genitori. Tutto è da anni in trasformazione e sta continuando a cambiare con strabiliante velocità.
È da tempo che la villeggiatura è stata in gran parte sostituita dal viaggio.
Stella ha avuto anche questa fortuna: villeggiatura con la nonna e viaggi con i genitori. I viaggi della sua infanzia non erano in giro per il mondo, ma si limitavano alle coste mediterranee, prima in roulotte e poi in camper.
Diventata grande ha abbracciato con passione il viaggio in treno, che purtroppo non ha avuto l‘evoluzione da lei sperata. Lei che ha sempre adorato attraversare campagne, centri abitati, fantasticando mille storie da dietro il finestrino. Per lo stesso motivo quando gira in città non ama la bicicletta, preferendo a tutto un sano girovagare a piedi che alterna, quando le distanze si fanno sostanziose, a tratte in bus, tram o metropolitana, possibilmente di superficie. Deve avere la giusta attenzione per lo spazio intorno a lei, che la guida di un qualsiasi mezzo, a motore e non, non le consentirebbe.
I loro figli quando devono fare un viaggio di più di duecento chilometri pensano subito ad un bus e, semmai, all‘aereo. Il treno sarebbe quasi un’opzione obsoleta.
La generazione di Stella ed Heinrich e prima, quella dei loro genitori, ha pensato molto poco all‘impatto ecologico puntando tutto o quasi tutto sul trasporto su gomma. I voli poi erano per pochi, così come le traversate in nave.
Chi poi aveva una naturale tensione verso il viaggio, e riusciva a rinunciare alle comodità e si prestava a risvolti avventurosi, sceglieva con entusiasmo la strada del campeggio. Cinquanta, sessant'anni fa, i campeggi italiani erano poco più che delle radure dotate di attrezzature essenziali: elettricità, acqua e servizi igienici. Nulla più. Accanto alla reception tutt‘al più una stanza per la vendita di generi di prima necessità.
Stella solo ora ricorda quei tempi come magici. Infatti, se prova a scavare un po‘ più a fondo tra i ricordi, avverte ancora la paura che la faceva rabbrividire quando, dopo cena, accompagnava la mamma nella zona dei bagni: le torna anche al naso l‘odore sgradevole che aleggiava lì attorno, il movimento velocissimo di tanti insetti strani che vivevano alla grande in mezzo a tanta umidità. Sua madre, mentre lavava i piatti, la rassicurava ma a Stella, sempre poco incline a cambiare idea, le sue parole entravano da una parte e uscivano dall‘altra.
Quei momenti per lei erano tutt‘altro che i contorni di un‘avventura. In realtà contava i giorni rimanenti alla fine di tale supplizio, quando poi sarebbe tornata alla casa al mare dalla sua adorata nonna. Anni ed anni dopo, nei racconti con cui Stella, insieme al resto della famiglia, affascinava figlio e nipoti, tutto si vestiva di avventura e, soprattutto, tutto era espressione di quei favolosi anni sessanta di cui ancora oggi si parla con una vena profondamente nostalgica.
Pensando oggi a sua nonna, ai suoi genitori, non può non considerare l‘infinita determinazione e l‘amore dimostrati nel regalarle anni ed anni di vita così preziosa e salutare. Percorrendo strade diverse, ovviamente quelle a loro più consone, tuttavia sempre nel miglior modo possibile: l‘una provvedendo ai suoi quattro nipoti per buona parte dei mesi estivi, mentre sua madre e suo padre organizzando ogni anno, categoricamente nel mese di luglio, un viaggio nelle più belle coste del Mediterraneo: tutto finché i ragazzi non hanno raggiunto la maggiore età.
È vero che il padre di Stella era uno di quei sub autodidatti che, riconoscendosi tra loro con uno sguardo, si ritrovano un minuto dopo ad organizzare partite notturne di caccia subacquea per la gioia delle loro mogli, che trascorrevano nottate insonni in attesa del loro rientro alla base. Ė quindi ovvio che la scelta di meravigliosi paradisi marini era perlopiù dettata dalla sua passione. Non si sa quindi se il trasporto di Stella verso l‘acqua in movimento, alla ricerca di calma e tranquillità, sia un riflesso condizionato dal suo passato o una esigenza innata. E dire che da piccola aveva una paura viscerale dell‘acqua, soprattutto della profondità del mare.
Forse non avrà mai una risposta o forse la risposta è proprio nella conoscenza, in quella consapevolezza che di anno in anno l'ha dotata di una buona dose di sicurezza.
Dopo più di un decennio trascorso ad emulare nonna e genitori, offrendo ai propri figli sia una villeggiatura tranquilla che una vacanza di scoperta, Stella, ovviamente in accordo con Heinrich, ha provato ancora ad affacciarsi sul Mediterraneo, ma le alte temperature sempre più persistenti e, ancor peggio, lo spazio vitale a disposizione che si è fatto sempre più esiguo, l‘hanno convinta a cambiare rotta. E' ormai da anni che Stella, pur proponendo viaggi in cui l‘acqua continua ad essere una presenza importante, riesce ad alternare fiumi e laghi al suo amatissimo mare, che ormai non si chiama solo Mediterraneo.
Quindi oggi, accettando l‘acqua in tutte le sue declinazioni, riconosce ad esempio nella città di Amburgo e nell'Elba che la lambisce, un ottimo compromesso: architettura, arte, un imponente fiume portuale che scorre verso il mare e tanto, tantissimo verde.
Ma questa sarà la storia di mercoledì prossimo.