politica e religione
politica e religione
Ancora Mar Baltico, ma stavolta non in estate, bensì in autunno inoltrato.
Stella ed Heinrich erano stati a Stettino qualche anno fa in agosto: prima volta in terra polacca. Città di fiume, non direttamente sul mare.
In ottobre 2025 si sono invece spinti un po' più in là, a Danzica, altra città portuale, la più importante della Polonia. Non di fiume, ma come di prassi per il Baltico ed il Mare del Nord, con porto molto arretrato rispetto alla costa.
Quando poi, sulla via del ritorno da Stettino, Stella ed Heinrich si erano fermati a Frankfurt an der Oder, avevano avuto un’esperienza davvero particolare: avevano toccato con mano la spartizione territoriale all’indomani della Seconda Guerra Mondiale tra Polonia e Germania dell’Est. Nonostante entrambi gli Stati fossero sotto l’ala “protettrice” dell’Unione Sovietica, il controllo era molto diverso: la DDR era uno stato socialista nato dalla divisione della Germania, una creazione dall’evidente scopo punitivo, mentre la Polonia, all’indomani dell’occupazione nazista, tornava ad essere uno stato autonomo.
Entrambi nella sfera d’influenza sovietica, ma con differente storia alle spalle e differenti prospettive future.
La caduta del muro, e la conseguente riunificazione della Germania, ha prodotto, seppur lentamente, una occidentalizzazione sociale e politica dei Länder orientali.
Ovviamente è rimasta scolpita nel tessuto urbanistico una forte connotazione di regime.
Stella ed Heinrich hanno infatti respirato un bel pò di aria di patto di Varsavia muovendosi tra architetture dagli evidenti stilemi monumentali ma per loro, ben più terribile, è stata la lettura di due anime, tedesca e polacca, sviluppatesi soltanto all’indomani del taglio della città .
Sin dalla sua fondazione nel XIII secolo, come tanti centri sviluppatesi intorno ad un fiume, era stata molto importante per l’intenso traffico commerciale lungo l'importante corso d’acqua, rivelatosi strategico per la sua posizione nel regno di Prussia. L’epilogo doloroso ci fu alla fine della seconda guerra mondiale quando la Oder, che sino ad allora aveva costituito la sua maggiore fortuna, venne trasformata nella lama che la spaccò irreversibilmente in due: ad ovest Frankfurt, tedesca, e ad est Słubice, polacca.
A Danzica si respira altro.
Forse perchè è stata teatro di una vera e propria rivoluzione negli anni Ottanta, quando la sollevazione dei cantieri navali aveva iniziato a incrinare gli equilibri del centro Europa e un decennio dopo il nome di Lech Wałęsa era stato affiancato a quello di Wojtyla, anche lui polacco, salito al soglio pontificio nel 1978.
La stagione degli scioperi dei cantieri navali era partita nel 1970 per poi riprendere nel 1980. In un Paese tanto cattolico come la Polonia e, soprattutto, in un momento storico ancora permeato dalla guerra fredda tra i due blocchi che si stavano spartendo il mondo, legare due figure così carismatiche fu un attimo.
Nonostante allora avesse solo quattordici anni Stella era molto colpita dall’attività di Solidarność, il comitato di coordinamento nazionale dello sciopero, di cui Wałęsa era il presidente. Seguiva a suo modo le vicende, ma solo con l’attuale visita a Danzica, ha riorganizzato i tasselli di una storia politica più che complessa.
Si è del tutto volatilizzata l’aura spirituale che aleggiava ancora nella sua testa.
Vedendo accanto al cancello del cantiere navale, dove nel primo decennio del terzo millennio è stato costruito il bellissimo centro europeo dedicato a Solidarność, molte immagini votive di Papa Wojtyla, Stella ha capito chiaramente quanto sia rimasta radicata nella popolazione la sovrapposizione tra la lotta contro l’ingerenza comunista e la religione cattolica, come se la prima elezione presidenziale democratica del 1989 avesse un che di mistico.
Negli anni Ottanta serpeggiava in modo molto forte l’agone verso un mondo senza frontiere. Stella ricorda quando nell’estate del 1990 aveva fatto il suo primo passaporto perchè non sapeva se la carta di identità sarebbe stata valida per passare da Berlino Ovest a Berlino Est. Tutto questo è una favola per i ragazzi della generazione di suo figlio, quelli nati con in tasca l’Erasmus declinato in tutti i modi. E ricorda anche come le due figure, Papa Wojtyla e Lech Wałęsa, assumessero quasi una identità unica nella mente di molti italiani, auspicio di un futuro europeo di grandi ribaltamenti politici.
Un pensiero semplice, addirittura semplicistico.
Ma per un popolo tanto permeato dal cattolicesimo è stata una combinazione vincente per riuscire ad affrancarsi completamente dal comunismo incombente in ogni ambito sociale.
Riguardo al centro europeo Solidarność, museo e biblioteca al contempo, carterizzato in corten, Stella per questa volta fa un passo indietro e, invece di perdersi nelle sue solite elucubrazioni e perplessità sull’uso sconsiderato ed esagerato del materiale, riconoscere l’evidenza: come poteva essere altrimenti in un cantiere navale tanto importante in cui la lavorazione dell’acciaio ne rappresenta l’anima?
Quindi via libera alle pareti simili agli scafi delle navi, che fendono l'acqua.
Ed anche alla conservazione sacrale del cancello del cantiere, simbolo sia del lavoro che del diritto allo sciopero, che deve rimanere vivo nella memoria collettiva e rappresentare un forte monito per le generazioni future.
Riguardo invece alla immagini votive Heinrich avrebbe molto da dire.
Magari un'altra volta.