Chile con Haus, Brahms con Kontor
Chile con Haus, Brahms con Kontor
Erano due le cose che Stella, tornando ad Amburgo, avrebbe voluto rivedere: l’imponenza del fiume/porto e la Chilehaus.
Da studentessa non era neanche riuscita ad entrare nel palazzo.Non se ne ricorda neanche il perchè. Aveva fatto solo il giro dell’isolato e pensa un pò, nella sua mente lo vedeva lì a picco su un canale, proprio come una nave, di prua, pronta a salpare. Cosa non fa la memoria! Quella di Stella, fervida come la sua fantasia, ha fatto sì che il bellissimo palazzo espressionista stesse pronto a prendere il largo nel porto di Amburgo, ovvero l'ultimo tratto del fiume Elba, prima di fare il suo bel tuffo nel mare del Nord.
Quindi era proprio il caso di tornare per capire come stessero realmente le cose. In realtà da anni, lei ed Heinrich, avevano in programma di fare più che un salto ad Amburgo.
Una volta in città il passo è stato breve, ma prima di ritrovarsi a tu per tu con la Chilehaus si sono concessi una bella e lunga passeggiata partendo dal Binnenalster, il primo piccolo lago in centro, per poi attraversare il bellissimo parco dell’Orto Botanico e arrivare, del tutto inconsapevolmente, alla Johannes-Brahms-Platz. E qui la scoperta delle scoperte, la Kontorhaus, attualmente detta commercialmente Brahms Kontor dall’omonima piazza su cui si affaccia.
Stella chiama subito Heinrich per condividere la meraviglia che si trova di fronte: una particolare composizione di sei statue bronzee di altrettanti nudi maschili danzanti. Quasi una stele, evocativa della potenza androgina, collocata nella facciata prospiciente il viale che lambisce il parco dell'orto botanico. Heinrich in realtà non sa se ammirarne la bellezza o denunciarne l’impronta politica in voga ad inizio Novecento.
Il palazzo, costruito in diverse fasi dal 1903 al 1931, era subito diventato l'emblema, data la sua imponenza e altezza, degli edifici per uffici di Amburgo. Nonostante i successivi ampliamenti non ha mai perso la sua forza simbolica.
Ha un’entrata principale sotto il loggiato che caratterizza la facciata principale sulla Johannes-Brahms-Platz e due secondarie lungo il viale che la separa dal parco.
Stella ed Heinrich hanno avuto la gran fortuna di imbattersi in un concierge molto gentile che, invitandoli ad entrare, li ha consigliati di arrivare al sesto piano in ascensore per poi scendere a piedi. Avrebbero capito il perchè.
Eccome se hanno capito! Approdati all'ultimo piano si sono sporti dalla balaustra ed hanno potuto ammirare il meraviglioso sviluppo della scala, sia nel disegno che nella scelta dei materiali per i gradini, il corrimano, le balaustre, le lampade. Una cura della progettazione, dalla visione d’insieme al più piccolo particolare, che è espressione dell’epoca e, ovviamente, esempio eclatante di quanto, poco più di un secolo fa, la manodopera fosse ancora talmente sottopagata da permettere ad architetti ed artisti di dar libero sfogo alla propria creatività.
Stella ed Heinrich ne hanno ammirato ogni minimo dettaglio: le maioliche di rivestimento stile raku, sia rosso cangiante, alternate a sottili ricorsi argento, che verde marezzate di turchese alternate a listelli dorati, i pavimenti a tessere colorate, così come i sottili mattoni dai toni scuri usati per le prime rampe di scale e poi lasciati lambire i contorni della scala circolare, su cui è ancorata la balaustra in ferro blu, e poi ancora le lampade parallelepipede dai profili di ottone lucido e i vetri bianchi opalescenti e ovviamente la circolare che domina il culmine della tromba delle scale con i contorni cromati e i vetri arancioni e giallo canarino e, non ultimi, i bassorilievi ceramici, raffiguranti i vari mestieri, posti lungo il soffitto del portico d’entrata.
Il mattone che domina su tutto è anche il simbolo della Chilehaus, il „palazzo-nave“, dove arrivano alla fine del loro girovagare che, a differenza della Brahms Kontor, non ha un’entrata principale che domina sulle altre, bensì tante simili, e quindi varie scale che non si scostano molto tra loro per impianto e materiali: partono a rampa unica e poi, dal pianerottolo, si dividono in due rampe simmetriche che vanno a riunirsi dal pianerottolo successivo. Una nota molto particolare è la presenza di sedute lignee, veri e propri scranni, sotto le finestre dei pianerottoli che si affacciano in un ampio cortile.
Diciamo che le scale hanno proprio fatto „ girare la testa“ a Stella ed Heinrich!
Chile haus e Brahms Kontor, nate per una specifica funzione, ancora oggi assolvono perfettamente al loro compito facendo nascere una sana invidia in chi non ha la fortuna di svolgere il proprio lavoro d’ufficio in spazi tanto curati. Ed Heinrich non è certo tra i privilegiati anche se, in realtà, non ha di che lamentarsi.
La struttura in cemento armato della Chilehaus e quella in acciaio della Brahms Kontor hanno permesso grande flessibilità alla distribuzione degli spazi interni tanto da soddisfare le diverse esigenze lavorative che si sono manifestate nel corso degli anni.
La Chilehaus costruita tra il 1922 ed il 1924 per uno magnate delle spedizioni deve il suo nome alla fortuna che ottenne commerciando il salnitro, in quegli anni usato come fertilizzante, proveniente dal Cile.
Entrambi gli edifici sono sotto tutela e la Chilehaus è anche bene UNESCO dal 2015.
Speriamo che Stella stavolta fissi nella memoria che il fiume Elba e la Chilehaus non si toccano: l’una scorre ben più a sud mentre l’altra svetta, con i suoi 10 piani e 22 metri, a nord dello Zollkanal.