il rubino sul poggio
il rubino sul poggio
Stella ha lavorato nel settore del vino. Ovviamente come architetto.
Più di venti anni fa aveva ricevuto una telefonata dalla cara amica con cui aveva condiviso la camera a Firenze ai tempi dell’Università. Le parlava di progettazione di cantine, ma lei non capiva bene a cosa si riferisse. Solo dopo un pò le venne in mente la sua tesi di laurea sul ciclo di produzione del vino. Purtroppo Stella al tempo non aveva minimamente intuito quale sarebbe stato lo sviluppo, anche architettonico, della viticoltura.
Accettando la collaborazione era stata letteralmente proiettata in un mondo a lei del tutto sconosciuto e di cui Montalcino era, come del resto è tuttora, uno dei personaggi di punta.
Stella ha trascorso dieci anni a progettare cantine ma, soprattutto, a visitare poderi di proprietari storici di ettari ed ettari di vigne, o di giovani che, con tanto entusiasmo, volevano recuperare le competenze di genitori e nonni o anche, e purtroppo, di parvenu del vino che solo in virtù di grandi capitali avevano avuto il guizzo di investire in un settore in continua crescita.
Questi erano e sono, senza ombra di dubbio, i peggiori.
Perlopiù persone privi di preparazione, del tutto ignari di cosa sia la vigna, l’uva, il sacro frutto di terre meravigliose con alle spalle storie millenarie. Stella ha subito notato come non sapessero distinguere la saggezza dal profitto, la competenza da miraggi di facili guadagni. Così, molto spesso, li aveva visti seguire consigli scellerati di sciacalli col doblone scintillante negli occhi .
Peggio per loro.
Stella ha per fortuna avuto anche il piacere di poter lavorare per due ragazzi, Alessandra ed Edward, che dopo tanti anni sembrano ancora tali e che, spinti da un enorme entusiasmo giovanile e unendo le loro capacità, tanto diverse ma del tutto complementari, hanno pensato bene di scommettere su un’impresa agricola a Montalcino.
Lei, proveniente dal Chianti, ha scelto di spostarsi dove viveva il suo compagno e di iniziare insieme un'avventura, difficile, ma in cui, vedendoli ora, a distanza di tanti anni, è chiaro quanto sia ancora vivo in loro l’entusiasmo e la dedizione al lavoro e all’innovazione dei primi tempi.
Stella aveva partecipato alla stesura dell'iniziale progetto della cantina ed alla successiva integrazione ma, dopo qualche anno, aveva lasciato il timone alla sua amica che, nonostante siano passati più di dieci anni, di variante in variante, è ancora alle prese con l’opera magna della fabbrica di Poggio Rubino, questo è il suo nome.
Non certo al livello di San Pietro, ma sembra davvero che, con il passare del tempo, non si esauriscano idee e progetti di espansione.
Alessandra è una sognatrice, un’artista. Supportata dalla madre, con una spiccata sensibilità per il restauro del legno, ha creato un ambiente ricco di arte, applicata e non.
Sono tantissimi gli esempi sia negli spazi esterni che in cantina, opere di varia natura, che insieme assumono una valenza del tutto speciale.
Alessandra decora le bottiglie di Brunello con tratti veloci, ma incisivi, in cui spiccano linee dorate in rilievo e le espone nella grande sala dell’invecchiamento tra le botti di rovere e i mobili sapientemente restaurati da sua madre.
Edward ha invece un legame unico con la sua terra. Riesce a ricavare oro dal suo lavoro.
E’ incrollabile nel perseguire modalità e percorsi per mettere a frutto ogni angolo della sua azienda. Così, accanto ai vigneti, crescono bellissimi alberi di olivo che ti accompagnano lungo viale di accesso. Nei boschi, accanto ai vigneti, ha visto proliferare una tartufaia. E tutto questo costituisce un’offerta varia e accattivante per chi viene a degustare i suoi vini accompagnati da piatti della tradizione toscana.
Poggio Rubino è un’azienda dove il lavoro viene declinato in ogni modo possibile: la terra che si lega all’arte, i suoi frutti che diventano tutt’uno con il disegno.
Decorazione di bottiglie, pezzi unici, ma anche tanta ricerca nel legare l’ambiente rurale a bellissimi oggetti di arte applicata, perlopiù usciti dalla fucina di un bravissimo artigiano del ferro: pale e martello in formato gigante e la fioriera in corten per contenere uno skyline di piante grasse.
La cantina di per sé è espressione pura dell'edilizia contadina toscana, e quindi ne conserva forme, tetto a due falde e apparecchiatura muraria libera senza ricorsi, e uso dei materiali, pietra arenaria e cotto: Alessandra ed Edward avevano chiesto di sentirsi parte del posto senza creare una netta dicotomia tra il costruito e la morfologia del poggio che avrebbe accolto la loro cantina. E così è stato.
Stella, tornata dopo tanti anni, non può che commuoversi quando arriva il tramonto e, passeggiando lungo la vasta terrazza, al di sopra della bottaia, vede accendersi le luci a rivelare il nome del posto.
Sarà un caso, ma l'orizzonte pian piano si colora di rubino.